Capitolo I

Di qualche modo preliminare per non imparare il parallelo (*)

Tralascio l’inizio di prammatica rivolto ai vantaggi fisici e spirituali della pratica dello sci, ebbrezza della velocità, comunione con la natura o dominio, e simili; pur. senza volerlo analizzare osservo però che il fascino degli sci non deve consistere solo nel ripetuto tentativo di usarli seguito da abituale caduta; con gli sci si può ancora fare qualche altra cosa.
Questa premessa paradossale pare invece confermata contemplando piste e campi di sci e ascoltando frasi del genere: « ormai in sci non imparerò più ad andare » oppure: « darei anni di vita per saper andare come X ». I molti che ripetono queste esclamazioni, lecite e ben comprensibili, continuano peraltro imperterriti nella loro fatica forse segretamente convinti che un giorno « tireranno » il parallelo (*) ed emuleranno il signor X; ma invano. Da lustri si incontrano sulla neve le stesse persone che ripetono le medesime frasi malinconiche e che pure insistono senza progredire percettibilmente: sappiamo tutti che il tale è fermo allo spazzaneve a destra e al cristiania a frenaggio a sinistra, che il talaltro dal giorno della creazione delle scuole di sci ha subìto innumeri lezioni individuali e collettive da illustri campioni e ottimi maestri pur rimanendo irrigidito nello spazzaneve in velocità e a sci paralleli che, come tutti sanno a tavolino, non è di alcuna efficacia e pericoloso (3).
Questo insistere, magari con le larvate scuse che «l’aria di montagna è buona » o che « il moto fa bene » assume sovente la forma romantica e insieme attuale di un amore infelice.
Senza uso di filtri vorremmo con questo libro avviare il principiante o meno a una più originale e profonda interpretazione e aderenza a se stesso e anche agli sci e insieme sfatare alcune leggende e dogmatismi didattici che per esperienza personale ritengo importanti cause di insuccesso e molta perdita di tempo. Vorrei che lo sciatore non pigro imparasse a scoprire da sé queste cause e insieme, se avrà pazienza e voglia di seguirmi, si rendesse conto del perché di certe regole e del loro valore relativo ai vari casi; regole che lo stesso maestro insegna senza praticare in certe contingenze o addirittura mai, specie quando non ha preoccupazioni didattiche.
Chi impara potrà così scoprire quelle varianti personali e pur comprese nell’ambito di una tecnica corretta, ma non rigida, che più si adatteranno al momento (condizioni di terreno, neve, velocità) in armonia col proprio fisico e temperamento: interpretazione di se stesso.
Automaticamente avverrà la scoperta di quello stile invidiato che, come tale, non si copia, ma si crea naturalmente traendolo da se stessi sulla falsariga della più efficiente e comune tecnica: « lo stile è l’uomo », e in coda all’abusato Buffon aggiungerò che lo stile plasma la tecnica.
Coscienti delle ragioni che hanno determinato le regole di una tecnica, sapendo « che cosa succede », si potrà superare ancora e più facilmente quei disperanti « punti morti », quegli arresti quasi periodici e purtroppo a volte anche definitivi, ben conosciuti da ogni sciatore anche non mediocre, che pare segnino la tassa di pedaggio per procedere a un grado superiore di abilità e stile. Ci si trova p. es. fermi a uno spazzaneve corretto senza riuscire nella voltata d'appoggio, oppure al cristiania a frenaggio senza riuscire ad imbroccare un parallelo che casualmente e pur sapendone ormai a memoria tutta la successione dei movimenti.
Ultimo e più frequente caso di stasi è un ibrido fra il cristiania strappato con frenaggio ‘e il parallelo: ci si sente sicuri, ma in posizione forzata, non sciolti e fuori tempo a dispetto del ripetere, specie se in scuola, per centinaia di volte il medesimo movimento imposto come dogma. Finalmente un giorno ci sì accorgerà che quel tale moto o modo, pur tecnicamente corretto, non era il più adatto per noi, che la faccenda andava presa in altro modo.
Non bisogna chiedere alla scuola ciò che non potrà mai dare. Per contro sono convinto che un libro anche (o peggio) ridotto all'apparente semplicità e chiarezza di un manuale di sequenze ginnastiche non potrà mai sostituire la indispensabile pratica della scuola, del maestro o ‘dell'allenatore insieme all‘iniziativa dell'allievo e soprattutto la continuità d'esercizio nelle più differenti condizioni.
Il mio intento è solo quello di avviare lo sciatore a trovare se stesso senza inutili diversioni e, senza che ne faccia una malattia cronica, a superare le deprimenti crisi di sviluppo accennate.
Sappiamo che nessuno si sogna di andare in sci col manuale alla mano seguendo per ordine e numero movimenti e fasi quasi fosse alle prese con un regolamento militare. I libri di sci non si leggono quasi mai interamente e per ordine, se pur si leggono; si sfogliano le fotografie e si corre all'essenziale, si cerca il « concludiamo ».
L'ordine di esposizione non sistematico e senza illusioni di semplicità a buon mercato non coinciderà perciò con quello abitualmente didattico pratico; sarà invece un ordine logico inteso a chiarire razionalmente la tecnica, cioè le ragioni che consigliano nei vari casi quei particolari movimenti e accorgimenti. Tra i sistemi didattici che poi anche esporrò insieme alle varianti tecniche, il lettore potrà scegliere quelli che sentirà come più aderenti al suo fisico e temperamento.
Chi è allenato ai piccoli miracoli potrà anche saltare, come d’uso, queste premesse teoriche ritenendole divagazioni noiose e inutili e tuffarsi anelante alle pagine dove, a scopo riassuntivo, sono sistematicamente esposte e numerate le fasi canoniche del parallelo; in quanto al risultato pratico faccio riserve: ritengo questo uno dei sistemi più efficaci per non impararlo. Così potrà anche fare il campione o chi «sa già » e ciò anche allo scopo di poter dire, sorridendo con sufficienza, che il parallelo non è così che si fa e si insegna, scambiando come al solito un fatto di tecnica generale con uno personale di stile.

(*) Dicendo « parallelo » intendo per brevità alludere a un qualunque cristiania a sci paralleli, senza precisazione di stile o scuola di oggi e di ieri.